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Il volume propone gli scatti realizzati da Clelia Belgrado, fotografa di origine genovese, dedicati alla popolazione di Myanmar. Un reportage atipico, a metà fra il genere giornalistico e quello del ritratto, in un lavoro dal forte carattere di teatralità che non manca di trasmettere il sapore e il fascino di una terra e una cultura che rimangono, nell'epoca della comunicazione globale, tra le più misteriose e lontane. Le immagini, in bianco e nero, fissano l'attenzione sulla silenziosa ritualità che governa il vivere quotidiano del popolo di Myanmar: i movimenti leggeri ed eleganti dei pescatori sul lago Inlè, i volti dei bambini intenti nella lettura, le posture estremamente controllate dei piccoli monaci seduti sui gradini, o delle donne ritratte mentre si lavano nei fiumi. Una terra e una cultura che restano tra le più misteriose e lontane. Il lavoro è scandito in due sequenze fotografiche - intitolate rispettivamente "Luce e acque" e "Presenze" - introdotte dai testi di Denis Curti, Fabrizio Boggiano e Roberto Mutti.